venerdì, giugno 23, 2006

28^ tappa: Cacabelos - Vega de Valcarce Km 23,5

21/06/2006
Purtroppo oggi la giornata non inizia bene, nessuna possibilità di fare colazione, se non un pessimo caffè al distributore automatico.
La “provvidenza “ ieri sera non è stata da noi aiutata, con il reintegro delle scorte comperando almeno un tetrapak di latte e dei biscotti.
Lasciata Cacabelos , ci si inerpica su una stradina che si snoda lungo le pendici di collinette coltivate prevalentemente a vigneto e frutteto. Questo paesaggio ci accompagna fino a Villafranca del Bierzo che intravediamo dall’alto del poggio.
Ci appaiono dall’alto le torri ed i tetti del castello del 1500 dei Marchesi di Villafranca e la bella chiesa romanica del 1200. Bellissimo il portale; la chiesa è dedicata a Santiago ed immancabilmente chiusa, come il 90 % delle chiese da noi toccate lungo il cammino (non dovrebbe essere il primo rifugio del pellegrino e quindi sempre aperte? )
Si prosegue nella valle scavata dal fiume Valcarce si segue il tracciato di una corsia gialla parallela alla nazionale n° 6; purtroppo, essendo la valle stretta , non sembra ci siano altre possibilità di far fare un percorso alternativo e più ecologico ai pellegrini.
Poca ombra, non perché la valle sia priva di alberi, ma questi sono distanti dalla carreggiata. La strada, incastrata sul fianco della montagna, è sopraelevata rispetto al corso del fiume sottostante e non raggiungibile per almeno 13 km. (abbiamo percorso tutto il tratto sotto il sole, confortati dall’idea che prima o dopo si potesse raggiungere l’oasi fresca che scorreva sotto di noi, purtroppo mai raggiunta).
Si attraversano i paesini di Pereje, Trabadelo, La Portela de Valcarce, ed Ambasmestas e ci si rende conto che pochi abitanti sono rimasti per vivere di agricoltura e pastorizia, mentre buona parte di essi si è trasferita in altre città.
Il pellegrino è ben visto e ben trattato da queste parti e questa sensazione si trae anche dagli scambi di parole con la popolazione che è sempre gentile e disponibile ( bona zent!)
La vegetazione in questa zona lascia spazio alla crescita di castagni secolari di dimensioni inimmaginabili.
Lungo le strade dei campi coltivati, nei giardini ed orti, crescono ciliegi con ottimi frutti, alle volte sembrano addirittura piantati su spazi pubblici appositamente per dare conforto al pellegrino e noi ne abbiamo anche abbondantemente approfittato.
Sotto un sole torrido, con l’asfalto che si incolla agli scarponi , si arriva all’albergue di Vega di Valcarce, modesto ma con l’essenziale , con bella vista sul poggio che sovrasta la valle e sulla cui cima spicca il rudere del castello dei Mori.
Ci si ristora con una buona doccia, si prepara il letto e si lavano i panni. Per chi non lo sapesse questa è una operazione da farsi prima possibile, in quanto i panni devono asciugare prima di sera, per poterli indossare il giorno seguente.
Due sono infatti in totale i ricambi a disposizione (di più sarebbe solo peso da trasportare) e pertanto bisogna sempre sperare che il bel tempo sia nostro alleato. Se non fossero totalmente asciutti si appenderanno allo zaino lungo il cammino.
C’è comunque anche l’alternativa della “ secadora “ la macchina per asciugare presente in alcuni rifugi. Con la “ provvidenza “ che ci aiuta, fino ad oggi ci è andata veramente bene.

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