venerdì, giugno 30, 2006

Il ritorno a casa (30/06/2006) ore 19.06


Ringraziamo tutti quelli che ci hanno sostenuto, pensato, letto e scritto, interagendo con questo blog. Non è' stato facile per noi, lungo il cammino, poterlo tenere aggiornato con le descrizioni delle tappe e l'inserimento delle foto, ma ci siamo riusciti, magari in differita se non sempre in tempo reale. Un ringraziamento particolare alla redazione locale del Gazzettino che ci ha seguiti con quello, che ormai era diventato, un appuntamento domenicale per i lettori, scrivendo la cronaca della nostra settimana di cammino.

Il cammino di Santiago è lì, da 1200 anni. Sta aspettando anche voi. Coraggio e gambe in spalla!

Buen camino, ultreya e suseya
Oriano e Toni

www.pellegrinibelluno.it

giovedì, giugno 29, 2006

35^ tappa: Santirene - SANTIAGO km 22


28/06/2006 - 775Km percorsi!
E' fatta! alle ore 14.10 siamo arrivati in piazza dell'Obradorio davanti all'imponente facciata della Cattedrale.
Oriano scrive:
Non mi sembra vero. Sono partito con tanta volontà ma anche con tanti dubbi e paure di non riuscire ad arrivare in fondo ed ora sono al centro della piazza dell'Obradorio, e la cattedrale è di fronte a me, con la sua facciata barocca, i suoi campanili, le sue scale che sembrano incrociarsi tra di loro. Mi rendo conto che è tutto vero e che dopo trentacinque giorni, 775 km di cammino, attraversando i Pirenei, la terra del pane e del vino della Rioja, gli altopiani di Burgos e Leon, le Mesetas e la verde Galizia ora sono proprio qui, al cospetto delle cattedrale di Santiago de Compostela. La fine, (o l'inizio?) del mio cammino.
Non scriverò altro sul blog di quello che oggi ho provato e sentito; è una pagina troppo mia personale che non riuscirei in nessun modo buttare giù. Solo dentro di me riesco a trovare le parole che possono descrivere la moltitudine di emozioni che mi travolgono. E' la pagina più bella, quella che ho sognato tanto, è la pagina del mio cammino.
Voglio comunque ringraziare tutti quelli che hanno seguito quest’avventura, sul blog e sul Gazzettino e che ci hanno sostenuto in tutti questi 35 giorni di cammino.
Ringrazio in particolare:
- l'amico Tony con il quale ho condiviso ogni centimetro di questa lunga marcia.
- i miei piedi e le mia gambe che mi hanno portato fino qui.
- le mie spalle e la mia schiena che hanno sorretto il peso dello zaino (la mia casa per 35 giorni).
- le mie mani e le braccia che con il ticchettio delle racchette hanno alleggerito la fatica di gambe e spalle.
- la mia mente che anche nei momenti duri non ha ceduto alla tentazione di mollare tutto.
- mia moglie Gianna che mi ha sorretto e confortato ogni giorno (Vodafone ringrazia...)
- ed in fine chi sta sopra a tutti noi che mi ha protetto e guidato fino alla meta.
Ho portato con me un pensiero per tutti coloro che me lo hanno chiesto e per tutte le persone a me vicine e care.
Antonio scrive
In ns arrivo a Roncisvalle del 25-05-06 e' stato un'immersione nella magicita' che il luogo ispira.
A parte l'ambiente della colleggiata, austero ed imponente; a parte la suggestiva ed insolita cerimonia della benedizione del pellegrino; ed a parte la tensione dei primi giorni per la novita' e l'eccitazione del viaggio e delle incognite da superare, posso dire ora ,che abbiamo finito il cammino e l'emozione e' grande, che questo ci ha dato modo di incontrare tante persone meravigliose..Di queste pero',due le ricordo in modo particolare perche', come una meteora che cade sulla terra, hanno lasciato traccia in me del loro passaggio.
Mi riferisco a Gustavo il Cileno ( forse gia' da me o Oriano citato ) e di Jose'lo spagnolo.
Gustavo ,uomo eccentrico ,goliardico ,e con uno spiccato modo di fare latino, ma permeato in ogni suo gesto di una ricca umanita' offerta ,come dicevo, in modo goliardico.
Un sorriso, una battuta, un aiuto a tutti i nuovi arrivati, questo sembrava essere il suo motto.
Per noi ed il ns piacere ,in attesa dell'apertura dell'ostello ,ci ha condotti in riva al fiume per un salutare pediluvio e ci ha mantenuto allegri fino a sera facendo passare le stanchezzeRicordo invece ,con tristezza ma con molto affetto ,Jose', con lui abbiamo solo cenato, ma in poco tempo ci ha raccontato la storia della sua vita e la profonda motivazione del suo cammino.
Partito da Roma per ricevere tutte le indulgenze concedibili al fine di ottenere come grazia la guarigione della figlia affetta da sclerosi multipla.
Questa e' fede senza si e senza ma, con la sola certezza del risultato finale ; come lo invidio!
Alla mia richiesta di come poteva essere aiutato, ha risposto " con una preghiera ,a Santiago chiedete di me e vi risponderanno che mi hanno conosciuto e pregato per me "
Scrivo ora questi pensieri, in quanto in cuor mio speravo di rivedere queste persone.
Lungo il cammino ne ho conosciute ancora tante ugualmente ricche di umanita' e non se ne abbiano a male se non le cito , ma queste due ora che sono arrivato le ritengo ancora le piu' rappresentative del cammino, un po' i due estremi.
Oggi che sono arrivato, ed a bocce ferme come si usa dire, mi accorgo che l'alone magico e' dentro di me mentre mi sembra meno presente ed attutito nel contesto generale in cio' che mi circonda.
Molti pellegrini si inseriscono nel cammino negli ultimi km ( sembra a me )con spirito un po' vacanziero e senza sacrifici, a piedi pero' con il supporto di un mezzo motorizzato, auto ,camper, bus, taxi, non hanno secondo me un vissuto da pellegrino, non hanno condiviso emozioni e dolori nelle prime tappe,non hanno avuto il tempo di togliersi di dosso la patina di superficialita' e condizionamento che la societa' impone e che secondo me si perde almeno dopo 10 gg di cammino vissuto.
Praticamente non si sono ancora guardati dentro e non sono pronti ad ascoltare se stessi prima e gli altri poi; la fretta , il bruciare le tappe, il lavoro, per loro e' ancora retaggio di un vissuto quotidiano.
Nel cammino c'e' chi cerca risposte ai grandi temi della vita : chi sono ? da dove vengo ? perche' esisto ? cosa faccio e cosa ho fatto per gli altri ?
Io per il momento ho trovato solo conferma alla gratuita' del benessere che ho ricevuto da questo viaggio, gratis il sole , la natura, il paesaggio, il sorriso e la cordialita'delle persone incontrate (vedi in foto il sorriso di Michela e Barbara, i nostri angeli dell'ultima tappa), gratis la vita che ho ricevuto e che mi ha concesso la salute per intraprendere questo cammino, gratis l'appoggio della mia famiglia che mi ha supportato affinche' potessi raggiungere questo obbiettivo, gratis la partecipazione di tutti gli amici e gratis la compagnia e supporto del mio compagno di viaggio.

mercoledì, giugno 28, 2006

34^ tappa: Ribadiso - Santa Irene / Km19

27/06/2006 -20km a Santiago. Domani alla meta!
Tutto fila liscio sotto un bel sole, tra i boschi di eucalipto. La Galizia dopo alcuni giorni di cielo plumbeo, ci regala il sole. Ormai non vediamo l'ora di arrivare davanti alla cattedrale di Santiago, tutto il resto conta poco. La verde Galizia con i suoi boschi incantati, i mille ruscelli e i pascoli, scivola via, piano piano, sottoi nostri scarponi. Ci fermiamo a Santa irene in un ostello privato. E' abbastanza presto è da poco passato mezzogiorno, ma decidiamo di fermarci qui per caricare le pile per il "rusch" finale di domani.

33^ tappa: Palas de Rei - Ribadiso - Km 24

26/06/2006
La tappa di oggi si presenta ugualmente movimentata come paesaggio e percorso. Gli "Horreos" (vedi foto), i caratteristici silos simili a capitelli, utilizzati per la conservazione del mais, li troviamo oramai da per tutto. Il cammino è un continuo saliscendi di collinette, che attraversa boschi di querce, alternati a boschi di eucalipto, ruiscelletti d’acqua; guadi e posti da “Elfi” non mancano. Con grande mia gioia, dopo giorni che dicevo tra me e me questo è l’abitat giusto per i funghi, ecco apparire al lato del sentiero una coppia di profumatissimi porcini. Il primo pensiero è stato di farci una pasta alla sera, ma l’incognita su dove avremmo alloggiato, mi ha fatto propendere a lasciarli sul muretto di ingresso di una casa trovata due km dopo. (.. un pò di “provvidenza” anche per i locali!)
Giunti a Ribadiso all’albergue, la gentile ospitalera Paula ci ha detto che era già al completo; l’alternativa proposta era di dormire sul pavimento o trasferici presso una casa privata. Optato per la seconda soluzione, siamo stati portati in auto fuori itinerario presso una fattoria con 100 capi di bestiame; l’abitazione è bella, nuova e pulita, con 28 € di dispone di una camera con bagmo molto ampia ed arieggiata, con vista sulle campagne circostanti, comprensiva della cena e della prima colazione. Alla sera il proprietario ci ha fatto visitare la sua azienda, illustrando tutta la catena di produzione del latte delle sue vacche: udite, udite un litro di latte in Spagna costa € 0.50 – 0.75, contro € 1.10 – 1.30 ( meditate gente!)
Toni scrive:
Si lavora e si produce anche per migliorare il nostro stato sociale, per la carriera, per sentirsi gratificati, per mostrare a tutti il proprio status simbol, non importa come qualcuno magari lo raggiunga. I “media”, tutti i giorni, indirizzano le nostre menti verso il superfluo, con messaggi sempre più martellanti e non ci rendiamo conto della vacuità di questi messaggi. Gli assorbiamo, senza più reagire in quanto il condizionamento è totale.
Solo dopo almeno 10 giorni di vita spartana, mi sono accorto di quante cose che fino ad ieri erano essenziali, oggi nemmeno senti la necessità di avere.
Il mondo del “pellegrino” ruota attorno al proprio zaino, ed agli ostelli; niente auto, niente televisione, niente bei vestiti, niente riunioni inutili di lavoro, niente case piene di tutto che mai hai usato e probabilmente mai userai. Solo cose essenziali per vivere da umani ed essere accettati dagli altri. (leggi sapone e vestiti) e tanto tempo a disposizione per cogliere gli aspetti belli del mondo che ti circonda: natura e persone.
Persone con le quali riesci ad avere un rapporto non freddo e sbrigativo, ma profondo ed intenso perché la disponibilità del tempo elimina le tensioni e fa emergere l’umanità che c’è in ciascuno di noi.
Consiglierei a chi ha figli di far fare l’esperienza del Cammino di Santiago: in famiglia se i figli sono piccoli, se invece già grandicelli , da soli o in compagnia di pochi selezionati amici.
Imparerebbero cosa è veramente necessario e lo saprebbero ben distinguere dal superfluo, pur godendone e questo è per me essenziale in questo mondo, dove tutto sembra dovuto.

martedì, giugno 27, 2006

32^ tappa: Portomarin - Palas de Rei Km 24

25/06/2006
Tragitto movimentato per continui sali scendi, si lascia Portomarin attraversando su ponte in ferro un braccio del lago artificiale. Ci sono nebbie che precludono la visuale del panorama che ci circonda e sembra che debba piovere da un momento all’altro. Per nostra fortuna, a parte Leon, non sappiamo cosa sia la pioggia in mezzo alla campagna. Si passa da allevamenti di vacche allo stato brado a stalle moderne con allevamenti in batteria.
Lungo il percorso si trovano anche allevamenti di galline i cui allevatori sono insensibili al problema della malattia dei polli (leggi aviaria), almeno per i piccoli allevamenti.
I paesini che attraversiamo, anche qui sono quasi in abbandono ed hanno poco da offrire al turista se non la pace, che non è cosa da poco.
A Palaz de Rei ero convinto di trovare almeno il palazzo del Rè, invece la città non offre nulla di storico. Si trova alloggio in una pensioncina, per 25 €, dove abbiamo cenato a base di “pulpo galero” e “pimento del padron”.
Qui abbiamo conosciuto Nicola da Zanè che è in viaggio per Santiago, partito a piedi da Roma circa due mesi fa.

(nella foto: un vitello al pascolo, vicino ad un "Horreos")

sabato, giugno 24, 2006

31^ tappa: Sarria - Portomarin Km 22 ; - 89km a Santiago

24/06/2006 Partenza come ormai da manuale alle 7.00 e "desayuno" (colazione) al primo bar aperto. "Café solo largo" (caffè lungo) e due fettine di pane tostato con marmellata per il sottoscritto(Oriano); tazza grande "café con leche" (caffelatte) con due fette di pane tostato, marmellata e doppia brioche (ne mangia sempre due...)per Toni e quindi via di nuovo. Il cielo e' coperto e fa un po' freddo; minaccia di piovere, ma per fortuna non lo fà. Il cammino si snoda tra continui sali-scendi e nonostante la relativa brevità, mette a dura prova le nostre ormai stanche gambe. I piedi sembrano implorare: "per pietà fermati..... basta, non ne posso più'", ma la meta è così vicina che non possiamo certo mollare adesso. La storia del cammino comunque si ripete e così ieri sera, dopo tanti giorni che ci eravamo persi di vista, reincontriamo i due tedeschi Host e Herald con i quali avevamo condiviso i primi giorni di cammino e l'abbraccio è stato come tra vecchi compagni di ventura che si ritrovano dopo anni di lontananza. Il paesaggio di oggi assomiglia molto alle zone dei pascoli delle terre Tambresi; sembra di passare per pian delle "mosche", Pianon, San Daniele di qualche anno fa, quando pascolavano vacche in abbondanza e i sentieri erano pieni di "buazze". Alle 13.40 arriviamo a Portomarin, un paese completamente ricostruito sulle rive di un lago artificiale; il vecchio Portomarin infatti giace sotto il livello delle acque. Curiosità: la chiesa (vedi foto) è stata smontata pietra su pietra e ricostruita in alto e si leggono ancora i numeri con i quali erano state contrassegnate.

venerdì, giugno 23, 2006

30^ tappa: Fonfria -Sarria Km 31

23/06/2006 - 111Km alla Meta: Santiago è vicina!! -
Lasciato l'albergue privato "casa Nunes" alle 7.
In questo rifugio di montagna siamo stati proprio bene ed il paesino dove è situato, accoglie sicuramente piu' vacche che abitanti che sono 28. L'ambiente è totalmente agreste. La cena ieri sera si è fatta comunitaria, con 20 ospiti piu' i gestori, in una Pallozas ristrutturata (casa con tetto di paglia di circa 15 mt di raggio - vedi foto). Cena a dir poco luculliana. Maccheroni, un po' scotti ma con ottimo sugo, trote di fiume al forno, con peperoni interi del Bierzo cotti alla piastra, braciole tipo grosse fiorentine di "tenera" alla piastra e fettone di prosciutto sempre alla piastra con patatine al forno e verdure, il tutto innaffiato da ottimo vino ed acqua (per la verita poca). Dimenticavo, ricotta di casa e dolce di casa per l'astronomica cifra di 8€. Lungo il cammino oggi si è passati per boschi di querce e prati con mucche (tante)al pascolo e torrentelli di contorno.
Oggi lo sguardo però non spazia molto lontano, in quanto pur essendo il cielo totalmente sereno, ci siamo immersi per un lungo tratto in nebbie di montagna. I boschi che attreversiamo sembrano quelli con la presenza di Elfi o descritti nel Signore degli Anelli.
Silenzio assoluto a tratti, anche gli uccelli oggi si sentono poco, forse a causa della nebbia,si odono i nostri passi ed il ritmato tintinnio della " vieria " (conchiglia)appesa allo zaino.
Gli alberi di querce e castagni secolari, sono ricoperti in parte da muschi e licheni rigogliosi, come un po' tutta la natura in questa regione lo è, ed il sottobosco è ricoperto di grandi felci e mirtilli di cui oggi ci siamo cibati.
Lungo strada spesso dobbiamo fare i bovari per allontanare le vacche dal cammino o come ieri sera per aiutare una dinamica contadina.
Mentre stavo rilassato su un prato vicino al rifugio, mi ha fatto capire, mettendomi un bastone in mano, di non far passare le vacche sulla sx del sentiero, ma di indirizzarle dall'altra parte mentre lei le incitava da dietro (mi hanno ubbidito che sia la mia prossima attività? vi anticipo il commento!).
Dopo una lunga camminata di quasi 31 km abbiamo visto dall'alto Sarria e qui ci siamo fermati

Toni scrive :Sofferenza perche' ?
Chi intraprende il cammino deve gia', prima di partire ,mettere in conto che non sara' una passeggiata, ma come una piccola o grande conquista che sia, sara' totale solo se sofferta.
La sofferenza puo' presentarsi a vari livelli , ognuno di noi la vive diversamente e con diversi gradi di sopportazione.
Per noi pellegrini, poco votati alla santificazione come siamo, la sofferenza si traduce nel sopportare il dolore del peso dello zaino, un leggero mal di piedi e di muscoli se si superano i 20 km/gg, un po' di disagio dovuto alla mancanza alle volte di spazi ed igiene nei dormitori, ma nulla piu' di tutto questo.
Per altri pellegrini incontrati nel cammino, non so come facciano , resistono a dolori di piedi sanguinanti, ginocchia fasciate, tendiniti , unghie strappate , mal di schiena. Ci sono degli Zombie che vanno trascinandosi, nel vero senso della parola ,a tutti i costi verso una meta (e sono tanti).
Perche' io sono fortunato e ci sto andando senza (leggi poca) sofferenza?
Cosa li spinge e li guida? Perche' non rinunciano o almeno si fermano alcuni giorni?E' solo una sfida con se stessi o c'è dell'altro? Sono io fortunato perchè ho già dato? (ho sofferto per anni il mal di schiena). Molti interpellati dicono che sentono e assorbono "energia dal cammino". Confido che la " Provvidenza "termine" che e' in bocca a molti mi/ci aiuti a portare a termine questa avventura.
Oriano, che aveva subito una tendinite, e' guarito anche grazie all'intervento di Raffaele un pranoterapeuta (guarda caso svizzero, ma di origini di Trichiana )

29^ tappa: Vega de Valcarce - O Cebreiro/Fonfria Km 26


22/06/2006
Un tempo splendido ci accompagna alla salita di "O Cebreiro", un altro dei passaggi mitici e obbligati del cammino. Partiamo da Vega de Valcarce alle 7.00 ,come ogni mattina ormai e subito si incomincia a salire. Considerata, dopo quella dei Pirenei fino a Roncisvalles, la tappa più dura del cammino, in realtà il valico di O Cebreiro, per noi montanari, abituati a sentieri e camminate ben più impegnative, è poco più di una tranquilla passeggiata in montagna. Il sentiero, attraversa splendidi pascoli, prati, boschi e scorre tra cespugli di ginestre in fiore (vedi foto). Passiamo gli ultimi villaggi della regione della Castiglia-Leon, La Faba e Laguna de Castiglia e incontriamo le prime "pallozas" (casupole in pietra a pianta circolare, con il tetto in paglia a forma di cono; servivano sia per abitazione che per ricovero degli animali - vedi foto). Passiamo quindi il confine che porta in Galizia (vedi foto), la regione di Santiago. Da qui comincia una nuova segnaletica del cammino, con pilastrini di pietra, che ogni 500 metri fanno il conto alla rovescia dei Km mancanti a Santiago. Immaginavamo O Cebreiro come qualcosa di mitico e suggestivo come altri luoghi simbolo del cammino, in realtà è simile ad uno dei tanti e noti passi dolomitici, con alberghi, botteghe di suovenirs, bar, parcheggi per Bus per auto ecc.. In altre parole qui si percepisce, il "business" del pellegrino e di tutto il fascino mistico non c'e' traccia. Speriamo che la mano del business non si impadronisca anche del resto del cammino. Sarebbe la sua fine. Proseguiamo quindi il cammino e giungiamo alla nostra meta, Fonfria, un piccolo villaggio di montagna con pochi abitanti, ma molte stalle e vacche. L'ostello,
bello, ottimamente attrezzato e ben gestito, è circondato dai profumi delle stalle; i mugiti delle vacche, i belati delle pecore e il ragliare degli asini fanno da colonna sonora.

28^ tappa: Cacabelos - Vega de Valcarce Km 23,5

21/06/2006
Purtroppo oggi la giornata non inizia bene, nessuna possibilità di fare colazione, se non un pessimo caffè al distributore automatico.
La “provvidenza “ ieri sera non è stata da noi aiutata, con il reintegro delle scorte comperando almeno un tetrapak di latte e dei biscotti.
Lasciata Cacabelos , ci si inerpica su una stradina che si snoda lungo le pendici di collinette coltivate prevalentemente a vigneto e frutteto. Questo paesaggio ci accompagna fino a Villafranca del Bierzo che intravediamo dall’alto del poggio.
Ci appaiono dall’alto le torri ed i tetti del castello del 1500 dei Marchesi di Villafranca e la bella chiesa romanica del 1200. Bellissimo il portale; la chiesa è dedicata a Santiago ed immancabilmente chiusa, come il 90 % delle chiese da noi toccate lungo il cammino (non dovrebbe essere il primo rifugio del pellegrino e quindi sempre aperte? )
Si prosegue nella valle scavata dal fiume Valcarce si segue il tracciato di una corsia gialla parallela alla nazionale n° 6; purtroppo, essendo la valle stretta , non sembra ci siano altre possibilità di far fare un percorso alternativo e più ecologico ai pellegrini.
Poca ombra, non perché la valle sia priva di alberi, ma questi sono distanti dalla carreggiata. La strada, incastrata sul fianco della montagna, è sopraelevata rispetto al corso del fiume sottostante e non raggiungibile per almeno 13 km. (abbiamo percorso tutto il tratto sotto il sole, confortati dall’idea che prima o dopo si potesse raggiungere l’oasi fresca che scorreva sotto di noi, purtroppo mai raggiunta).
Si attraversano i paesini di Pereje, Trabadelo, La Portela de Valcarce, ed Ambasmestas e ci si rende conto che pochi abitanti sono rimasti per vivere di agricoltura e pastorizia, mentre buona parte di essi si è trasferita in altre città.
Il pellegrino è ben visto e ben trattato da queste parti e questa sensazione si trae anche dagli scambi di parole con la popolazione che è sempre gentile e disponibile ( bona zent!)
La vegetazione in questa zona lascia spazio alla crescita di castagni secolari di dimensioni inimmaginabili.
Lungo le strade dei campi coltivati, nei giardini ed orti, crescono ciliegi con ottimi frutti, alle volte sembrano addirittura piantati su spazi pubblici appositamente per dare conforto al pellegrino e noi ne abbiamo anche abbondantemente approfittato.
Sotto un sole torrido, con l’asfalto che si incolla agli scarponi , si arriva all’albergue di Vega di Valcarce, modesto ma con l’essenziale , con bella vista sul poggio che sovrasta la valle e sulla cui cima spicca il rudere del castello dei Mori.
Ci si ristora con una buona doccia, si prepara il letto e si lavano i panni. Per chi non lo sapesse questa è una operazione da farsi prima possibile, in quanto i panni devono asciugare prima di sera, per poterli indossare il giorno seguente.
Due sono infatti in totale i ricambi a disposizione (di più sarebbe solo peso da trasportare) e pertanto bisogna sempre sperare che il bel tempo sia nostro alleato. Se non fossero totalmente asciutti si appenderanno allo zaino lungo il cammino.
C’è comunque anche l’alternativa della “ secadora “ la macchina per asciugare presente in alcuni rifugi. Con la “ provvidenza “ che ci aiuta, fino ad oggi ci è andata veramente bene.

martedì, giugno 20, 2006

27^ tappa: Molinaseca - Cacabelos Km 23,5


20/06/2006
Siamo partiti un po' tardi questa mattina perché non c'è stata alcuna sveglia ed evidentemente il "popolo dei pellegrini" è stanco e nessuno ha dato il via. Ad ogni modo alle 7.20 siamo in marcia, dopo una colazione fatta con i distributori a disposizione presso l'ostello. Sia io che Toni, accusiamo un po' di gambe "dure"; è evidente che la lunga discesa dalla "Cruz de herro" a quota 1504 fino a quota 580 di Molina secca, ha lasciato il segno. Arriviamo comunque a Ponferrada con l'intento di visitare il bellissimo castello Templare (vedi foto) in restauro, ma come sempre gli orari spagnoli non fanno per noi e così ci limitiamo a guardarlo dall'esterno e girare un po' il centro storico. La "salida" (uscita) da Ponferrada è un po' caotica, ma il percorso è ben segnato e non rischiamo di perderci. Incontriamo due milanesi "pensionate" con le quali oltre a scambiare due parole facciamo un tratto di cammino insieme. Lungo il cammino c'è una sfilata di cigliegi carichi di buonissimi frutti e ogni tanto (con il permesso dei proprietari che capiscono i bisogni dei pellegrini) allunghiamo la mano. Perdiamo le milanesi, ma in compenso a Camponaraya ci facciamo un buon "tapas" (pranzo fatto al bar con cibi tipici del posto, generalmente esposti al banco)e una cañas (birra alla spina ...non fatevi strane idee!!!). Ripartiamo
quindi sotto il sole cocente, ma il cammino passa tra vigneti e boschi di pioppi e ciò da ristoro. Arriviamo a Cacabelos verso le 15.00 e troviamo alloggio presso l'Albergue (Ostello) municipale, ottimamente attrezzato e confortevole.
Oriano scrive:
Il fascino del cammino non è solo nei paesaggi, nei villaggi, nelle città, nelle persone che si incontrano, ma anche nella possibilita' di scavare dentro se stessi.
Ho conosciuto prima e durante il cammino persone che hanno gia fatto questa esperienza e tutte sono concordi con il dire che il cammino (il cammino di Santiago), è il cammino della vita. Posso dire, anche se non sono ancora arrivato in fondo, che mi sto rendendo conto che è cosi'. Ho vissuto e sto vivendo emozioni e sensazioni fortissime; momenti in cui i brividi mi salgono dalle punte dei piedi ai pochi capelli che ho in testa. Momenti di sofferenza, come quando la tendinite mi ha messo in condizioni di camminare poco e con dolore. Momenti di sconforto e di disagio come quando arrivi stanco e trovi un ostello che offre ben poco; magari con la doccia senza acqua calda o un dormitorio superaffollato e poco spazio dove muoverti oppure la difficoltà di lavare e asciugare il bucato quotidiano che bisogna fare. Momenti di allegria, come quando in compagnia ci si trova attorno ad una tavolata a mangiare e conversare in multilingue.
Ma il cammino della vita presenta ben altro.
Sono partito da Belluno raggiunto dalla bella notizia della nascita di Matteo (dei mie nipoti Loris e Elena di Vimercate -MI)e sono stato raggiunto giorni fa dalla triste notizia della scomparsa di Annalisa. Così il ciclo della vita si è completato.
Io auguro a chiunque di poter fare questa esperienza, perchè è unica e grande. Non ci sono limiti di età. Ho visto giovani di 16/18 anni soli o in compagnia e persone anziane di 70/80 con una volontà e una forza d'animo superiore ai giovani stessi. Tre sono gli ingredienti necessari per affrontare la prova e nessuno dei tre deve mancare per poter arrivare fino in fondo:
- la salute.
- il tempo a disposizione.
- la volontà di farlo.
.... e una famiglia meravigliosa, come la mia, che mi ha appoggiato e lasciato libero di scegliere e fare quanto sto facendo.

lunedì, giugno 19, 2006

26^ tappa: Rabanal del Camino - Cruz de ferro - Molinaseca / Km 25

19/06/2006
Quella di oggi è stata una delle tappe più belle e cariche di phatos. Abbiamo toccato la "cima Coppi" del cammino, cioè il punto più alto dell'intero cammino, la "Cruz de ferro" con i suoi 1504 m. sul livello del mare (vedi foto).
Il paesaggio ricorda molto quello delle nostre malghe di montagna, con pascoli, boschi, tanto verde, fiori e cielo azzurro. Bello il borgo di Foncebadòn con le sue case in pietra, oggi abbandonate e in parte ristrutturate e sede di un buon ostello. Qui dopo parecchi giorni reincontriamo con un grande abbraccio, Dennis il francese 25enne vestito con il saio che ha deciso di fermarsi e fare per un po' di tempo l'aiutante "hospitalero". La magia del cammino si ripete; ci si perde e ci si ritrova......... Dopo Foncebadòn troviamo le rovine di un vecchio ostello del XII secolo, molto importante nel medioevo perchè costituiva un ricovero sicuro in uno dei punti più duri e importanti del cammino. Più avanti uscita dalle nebbie che avvolgono la cima, finalmente appare la Cruz de Ferro uno dei simboli più semplici, ma significativi, del cammino. Una piccola croce di ferro posta in cima ad un palo di legno alto 20 metri, che si erge sopra un cumulo di pietre. Quando il pellegrini lanciano una pietra sopra tale cumulo, ripetono un rito millenario e tradizionale, compiuto per chiedere protezione per il viaggio e per la vita. La magia del cammino si ripete anche qui e reincontriamo le due canadesine, Mary Andreé e Veronique conosciute alle prime tappe del cammino. Un grande abbraccio come vecchi amici che si ritrovano dopo tanto tempo, ci coinvolge.
Si passa quindi per le case di Manjarin (vedi foto)
dove l'hospitalero Tomàs accoglie il pellegrino e tiene aperto un piccolo e suggestivo ostello. Attorno alle 13.30 arriviamo nel villaggio di Alcebo e la simpatica e sorridente Josefa, titolare di una piccola "tienda" (negozietto che vende un po' di tutto) ci prepara quello che dice lei, il miglior "bocadillo" del cammino, fatto all'italiana: pan (pane), un filo di aceite (olio di oliva), jamon (prosciutto crudo), queso (formaggio), tomato (pomodoro); veramente buono !!. Alle 15.00 circa arriviamo a Molinaseca e troviamo alloggio nell'albergue municipal un po' troppo fuori paese; non molto accogliente, un po' sporco e puzzone.
Oriano scrive:
Se le pietre potessero parlare!
Sembra il titolo di un libro o di un film. In realtà è il pensiero che ho avuto quando sono arrivato sotto la Cruz de Ferro. Ero a 100 metri dalla croce quando, intravedendola tra la nebbia, ho avuto un brivido che mi ha scosso da capo ai piedi.
Ho percepito la forza dei pensieri e delle intenzioni racchiuse in quelle pietre scagliate da migliaia e migliaia di pellegrini, che nei secoli, calpestando gli stessi sentieri, hanno gettato e accumulato, sotto questa croce. Quante storie potremmo sentire, quante speranze, quante preghiere, quante invocazioni uscirebbero da quei sassi, se riuscissero parlare. Sentiremmo i pensieri di San Francesco o di uomini potenti come il re di Francia Luigi VII, o Jean Brienne re di Gerusalemme all'epoca delle crociate, o di tanti uomini semplici carichi di fede e di speranze, o di peccatori pentiti che espiavano le loro colpe con le fatiche del cammino. Forse è la suggestione del cammino o la mia fantasia che va un po'troppo oltre ma, ma io sopra a quel mucchio di pietre ho sentito un peso enorme,come stessi violando la coscienza di qualcuno e così sono sceso dal cumulo e mi sono limitato a lanciare anch'io le mie pietre. Già perche ne ho lanciate due: una piccola e bianca per me con scritto il nome mio, di mia moglie e dei miei figli e un'altra, con il nome di Annalisa. Ora Annalisa non è più con noi, ma mi da conforto ricordare che il suo nome, e la sua pietra sono qui, in questo posto sperduto della Spagna, in compagnia di migliaia e migliaia di altre pietre a sfidare il tempo e il futuro.

25^ tappa: Astorga - Rabanal del Camino Km20

18/06/2006
Bel tempo ed aria frizzantina dovuta al fatto che siamo a 870 mt slm, aggiungi che anche il panorama sta cambiando e ci si ritrova nella giornata ideale per camminare. La strada sale con leggera pendenza per portarci ai 1150 mt slm di Rabanal. Man mano che si sale la vegetazione cambia , da campi coltivati a boschi di quercie con alcune che si presentano veramente imponenti. Si passa per Santa Catalina di Somoza, piccolo paesino dove si nota la presenza di una amministrazione e di cittadini dotati di buon gusto, strade pulite , ben lastricate in pietra e non cementificate, quasi tutte le case ristrutturate ed abbellite con abbondandi cascate di fiori dai balconi. Alcuni bar ed ostelli, a differenza di altri paesi attraversati, sono il segnale che il paese non vuole morire, ma sta puntando sul turismo del pellegrinaggio.
Le case qui strutturalmente sono cambiate , le murature di fango e paglia impastati viste nei villaggi precedenti lasciano il posto a strutture in pietra. Per gli stipiti dei portali e riquadri di finestre ,sono stati utilizzati, dai mastri scalpellini, blocchi unici di pietra , anche irregolari, di notevoli dimensioni quasi fosse una gara o prestigio il fatto di trovarli più grossi ed issati anche ai piani più alti. Questi stipiti sono una caratteristica presente in molte città attraversate.
Passando attraverso il paesino di El Ganso, abbiamo l’opportunità di assistere alla chiamata della messa in modo un po’ insolito.
Il campanile si presenta con un alto muro in pietra (vedi foto), terminante come una grossa punta triangolare a freccia e l'immancabile nido di cicogna sopra. Su questo muro si aprono tre orbite nelle quali sono inserite le campane .Queste sono raggiungibili con scala esterna e da un ballatoio.( per chi è appassionato di film Western avrà presente l’immagine di questo tipo di campanili presenti nei villaggi messicani)
Sul ballatoio il campanaro ha improvvisato un concerto con le sole tre campane a disposizione , manovrandole con maestria.
Qui il paese si nota che è in fase di spopolamento.Le case sono in stato di abbandono e molte , le più vecchie , hanno il tetto sfondato lasciando intravedere che erano tetti in paglia non più ripristinati nel corso degli anni.
Una tecnologia costruttiva e tradizione locale andata irrimediabilmente persa a causa della industrializzazione anche dell’agricoltura.
Si arriva successivamente al paesi di Rabanal dove prendiamo alloggio in una “ Posada “ casa rurale bella e confortevole ma un po’ cara ( 20 € la notte, colazione a 2,80 € e pranzo o cena a 8€ ) visti i prezzi sin qui applicati , 5/10 € per dormire ed il resto uguale , questo per dare una indicazione sui prezzi. In paese ci sono 5 albergue , un monastero benedettino ( attualmente con soli 2 frati tedeschi che si sostengono vendendo cartoline e souvenirs ) ed una bella chiesa romanica che necessiterebbe di un buon intervento di risanamento.In questa chiesa abbiamo assistito alla messa in tedesco unici italiani in mezzo ad un gruppo di tedeschi .
Il paesino è gradevole e ben tenuto ,si ha l’impressione che la gente ci viva come seconde case e ne abbiamo avuto conferma visitandone una con “ piol” e cortile interno stile le nostre case coloniche della valbelluna , stalla , cucina ed accessori al piano terra , camere al piano superiore passando dall’esterno.

24^ tappa: Villar de Mezarife - Astorga - Km 31


17/06/2006
Subiti in cammino su 12 km di starda sterrata, perfettamente diritta , delimitata da canalette e scoli di acque di drenaggio ed irrigazione dei terreni circostanti.
Si nota la presenza di flora, gigli d'acqua e fauna, compresi i pesci, se ne deduce che i campi tutto sommato non sono super trattati con diserbanti e pesticidi.
Arrivati ad Hospital de Orbigo, dopo aver passato il ponte romano (foto) di Paso Honroso,
bello nella sua forma sinuosa ed ad arcate discendenti verso le due sponde.Interessante pure la leggenda che su esso si tramanda.
Nove cavalieri del luogo, per motivi di onore e di donne ( sempre loro di mezzo )sfidano 300 cavalieri arrivati per l'occasione da tutta Europa a non farli passare al di la del ponte.
Vinsero ovviamente i 9 e questo accadde nel 1434.
Fermati per alcune foto sul ponte e fatte le provviste alla " tienda " per il pranzo, si prosegue per altri 15 km lungo una strada asfaltata ma dismessa, con pochi alberi ,tale strada corre parallela alla A 120 che va verso Astorga.
Strade parallele sono ricorrenti qui in Spagna , un po' ovunque c'e' la strada statale , con la vecchia strada, ed il percorso per il pellegrino, oppure la strada comunale, con a fianco quella per il pellegrino ed a fianco ancora quella per i mezzi agricoli o linee tagliafuoco.
Appare all'improvviso una croce e successivamente, meravigliosamente bella ed imponente la visione di Astorga con la sua cattedrale , questo dalla collina di S,Justo della Vega spaziante a 180 gradi ( sulla tastiera spagnola non trovo il simbolo del grado c ).
Dopo una doccia ed un attimo di riposo, via a visitare la cattedrale.
Molto bello e ricamato tutto il portale , un po' meno le due torri laterali che sono di due colori di pietre diverse e secondo un profano come me non legano molto.
Pietra verde a sx e pietra rossa a dx, con alcuni rosoni delle vetrate pure di colori diversi.
Il motivo di tale ( sempre per me ) infelice scelta architettonica mi e' stato spiegato da Alessia una studentessa Siciliana laureanda in architettura ,anche lei in cammino.
Trattasi di stili diversi dovuti all'estetica e metodi costruttivi degli architetti che si sono succeduti nei secoli.
L'Alessia, sta facendo il tragitto della Plata che passa anche per Salamanca da Merida verso Santiago in quanto lei e' a Salamanca per Erasmus. Il nome la Plata , mi spiega ,deriva da argento e attraverso questa strada passava quello destinato come tributo a Roma. Nella tappa di domani si passeraà sulla montagna dove veniva estratto.
Oriano scrive:
Oggi a Tambre c’è stato il funerale di Annalisa. Io non c’ero, ma ho sentito il pianto e il dolore di Sandro, di Mattia , di Irene e di tutti quelli che erano presenti in chiesa e le volevano bene. Ho sentito le note di “immagine” di John Lennon e la commozione salire e prendere il cuore di tutti. Mentre ero seduto sul bordo della mia brandina e stavo curando i miei piedi, è arrivata una bellissima ragazza francese di 18 anni sorridente e solare. Abbiamo parlato (in inglese) del cammino delle tappe che aveva fatto, da dove era partita ecc. ecc. Poi le ho chiesto il suo nome; Annalisa, mi ha risposto. Un nodo mi salito in gola e non sono più riuscito ad aprire bocca. L’ho lasciata così ……. chissà cosa avrà pensato. Non l’ho mai più rivista!

venerdì, giugno 16, 2006

23^ tappa: Leon-Villar de Mazarife Km 22


16/06/2006
Abbiamo lasciato di buon mattino l'albergue delle monache Benedettine che ad onor del vero si e' dimostrato un po' troppo spartano. Pochi servizi,poca areazione ,ed ammassati su letti a castello come sardine ( fortuna che siamo un po' dimagriti ).
Uscendo dalla citta', abbiamo passato in rassegna quanto non visto la sera precedente.
Si va però di fretta in quanto il tempo, questa mattina, non sembra dei migliori e la cosa ci preoccupa un po'.
Siamo arrivati in periferia e quanto ipotizzato si avvera.
Uno scroscio di pioggia abbastanza intenso e violento ci infradicia malgrado il poncho e ci obbliga a riparare in un bar fino alle 9 , dove facendo colazione, conosciamo Isabella una 18enne romana con suo padre Germano (buon affiatamento e buon russatore il padre). Anche loro stanno facendo il cammino. Sono partiti da Leon e questa è la loro prima tappa e così camminiamo insieme.
Come inizio, non sembra dei migliori ma essendo in effetti anche per noi la prima pioggia, la prendiamo con filosofia " pellegrino bagnato pellegrino fortunato " ripartiamo con ancora qualche goccia.
Passiamo davanti al Parador S. Marco , un vecchia reggia trasformata in albergo ( no albergue ) di lusso e un pochino, ma molto poco, li invidiamo.
Si attraversano anche oggi piccoli villaggi. Trabajo e Virgen del camin sono i primi e qui la strada si divide o lungo la statale o verso i campi con destinazione Mazariffe.
Naturalmente si opta per la seconda soluzione.
La pioggia ha smesso e ci fermiamo ad Oncina per il pranzo.
Ripartiti, con i ns nuovi compagni di cammino, ci fermiamo dopo 6 km a Villar de Mazarife presso l'albergue S.Antonio de Padua, dove essendo pochi i pellegrini pervenuti, ci riservano per il meritato riposo uno stanzone con 8 letti solo per noi 4 e bagno riservato.
( La "provvidenza" si trova ogni giorno, mai dubitare )
La cena sara' comunitaria preparata dall'ospitalero con due tipi di " paella" (vedi foto) agli ortaggi la prima ed al coniglio la seconda ( ottime entrambe )
Alla fine Pepe, il ns hospitalero, miracolato da San Giacomo da una grave malatia, ci ha offerto la QUEIMADA.
Trattasi di grappa, una buccia di limone, 3 chicchi di caffe' tostato, zucchero , il tutto incendiato e rimescolato per caduta fiammante in una terrina di terra cotta fino al termine della lettura di un brano in gaelico ,quasi come un rito magico. Ovviamente una cosa meravigliosa e poi tutti a nanna.

22^ tappa: Mansilla de las Mulas-Leon Km 18


15/06/2006 - Usciti da Mansilla alle 7.15 ed attraversato il ponte di pietra sul Rio Elsa che ci porta verso Leon, passando per i "pueblos" (paesini) di Villamoros, Puente Villarente, Arcahueja e Val de Fuente. Tutti paesini con qualche attivita' industriale che segnala la presenza dell'indotto dovuto alla vicinanza della grossa citta´qual'e' Leon. Si supera "l'alto del Portillo" e subito dopo si intravede la citta' di Leon. Arrivati a Leon alle 12.00 prendiamo alloggio presso il monastero delle Benedettine situato in cntro storico. Ci siamo rifocillati con "tapas" a base di "tortillas" di patate, calamarri fritti e IL PIMIENTO DEL "PADRON" favoloso piatto di peperoni fritti e salati (vedi foto sulla botte). Dedicato il pomeriggio alla visita della citta' molto bella e interessante. Una cerchia di mura a difesa, le vie interne su fondamenta romane, meravigliosa la cattedrale gotica
(vedi foto) a tre navate illuminata da 1800 mq. di vetrate coloratissime e istoriate. Meravigliose le opere in essa custodite. Suggestivo il coro centrale alla chiesa con i due pulpiti laterali in marmo e sovrastati da due organi a canne verticali e orrizontali.
Questa sera ritirata presto perche' le monache ci manderanno a letto alle 21.30 dopo la "compieta" alla quale abbiamo assistito con interesse.

21^ tappa: Bercianos del Camino-Mansilla de las Mulas Km 26


14/06/2006
Strada lunga e dritta. Un'altra tappa noiosa e piatta, sotto il sole anche se velato. Il tempo si sta' guastando. Ieri durante la notte c'e' stato un temporale. Partiamo come sempre alle 7.00 dopo una colazione "fai da te" perche' il paese non offre nulla e puntiamo verso Burgo Raniero che raggiungiamo dopo un paio d'ore. Facciamo un po' di spesa nell'unica "tienda" (negozietto) del paese per approvigionarci di cibo dal momento che ci aspettano 13Km nel nulla assoluto. Passiamo per Reliegos e alle 15.00 dopo altri 5Km nel nulla, raggiungiamo Mansilla de las Mulas. Interessante in questi villaggi sono alcune vecchie case, qualcuna ancora abitata, fatte di mattoni di argilla e paglia e altre in parte scavate nella terra (vedi foto), che danno un'atmosfera rurale e antica al paesaggio. Il villaggio di Bercianos conta 100 anime e vive principalmente sulla pastorizia. Pochi sono i giovani, molte le persone anziane...... ricorda un po' i nostri paesi di montagna.

20^ tappa: Terradillos de Templarios-Bercianos del Camino Km 23


13/06/2006
Con oggi abbiamo fatto il giro di boa, vale a dire abbiamo superato la meta' della distanza da percorrere. La tappa di oggi e' stata un'altra tappa di trasferimento e no ci ha purtroppo fornito emozioni particolari. Da citare perche' singolare, "l'angolo di ristoro" che abbiamo trovato a Moratinos. Trattasi di una vecchia e fattiscente casa lungo la via di un villaggio abbandonato. I balconi dipinti di un blu' scuro con le travature del telaio che sorregge le mura esterne intonacate come usano in questi villaggi di campagna, con argilla rossa e paglia. Alcuni vecchi attrezzi e chincaglierie di casa fanno bella mostra di se sopra due botti. Ed ecco il piatto forte, in modernissimo thermos da 5lt. di caffe' ed una cassettina con scritto "donativo" (offerta) e nessuno in giro su un paese deserto. Un bel esempio di inventiva, di fiducia ed anche di aiuto e accoglienza del fratello pellegrino. Sostiamo a Sahagun dove ogni 4/5 minuti veniamo scossi da botti improvvisi di fuchi artificiali che preanunciano la festa del patrono St Juan che terminera' questa sera. Molto bella la porta della citta' ed il ponte del IX secolo ceh segna la meta' del Cammino e l'inizio della provincia di Leon. Arrivati a Bercianos con un piccolo temporale in corso, ci siamo fermati per la notte.

19^ tappa: Carrion de los Condes-Terradillos de Templarios Km 26,4


12/06/2006
Poco e' cambiato rispetto il percorso di ieri. Cambiano i nomi dei paesi che attraversiamo, ma il panorama ed il percorso in se stesso risulta psicologicamente difficile da accettare. Si parte come sempre con la traversata del paese dove si e' dormito, alla ricerca di un bar aperto per il "desayuno" (colazione). Si rivede la chiesa di santa Maria, dove la leggenda che i Mori ogni anno chiedessero 100 donzelle come tributo, ma un giorno 4 tori inferociti usciti dall'eremo, misero in fuga definitivamente i Mori. Dul portale della chiesa compaio in effetti i 4 tori. Fatta buona scorta di Acqua alla "fuente" (fontana) si affrontano i primi 17Km di strada romana denominata "Aquitania" (vedi foto del cippo), sotto un solo cocente su un ciotolato tipo il "codola'" immaginatevi il supplizio per i piedi. La guida prevede il passaggio per il villaggio di Benevivere che per qualche arcano motivo, non si e' incrociato e quindi "no decanso" (riposo). Il percorso offre i soliti estesi campi di grano gia' maturi o mietuti sulle stesse tonalita' di colore ormai monotone. Si arriva caldi per l'ora di pranzo a Calzadilla de la Cueza dove ci concediamo un buon pranzo a base di "tapas" con una buona e fresca "caña" (birra alla spina). Prima di riprendere il cammino abbiamo aproffittato della "fuente" del paese per raffredare i piedi. E' uno dei piaceri del cammino. Rivitallizati abbiamo raggiunto facilmente Ledigos che offrendo poco si decide di proseguire per Terradillos de Templarios che offre pure poco, ma cosi' recuperiamo Km sulla tappa di domani. L'"albergue" dove ci fermiamo e' nuovo e confortevole.

domenica, giugno 11, 2006

18^ tappa: Boadilla del Camino - Carrion de los Condes Km 25


11/06/2006
Ormai la nostra macchina e' collaudata. Ogni mattina sveglia alle 6.00, bagno, vestizione, preparazione della mochila (zaino), colazione (quando si trova) e alle 7.00 (+ o -) in marcia. Fino a Fromista la tappa e' anche interessante perche' il cammino procede lungo l'argine del canale della Castiglia, in terra battuta del XIX secolo, con un po' di vegetazione e animali vari. Dopo il villaggio di Fromista il cammino diventa di una monotonia unica per 19Km. Piatto assoluto, strada diritta sotto il sole su pista in terra battuta che corre parallela alla "carretera principal", non un filo di vento, non un albero per un po' d'ombra. Imponente a Vilalcazar de Sirga, la chiesa fortezza dei templari del secolo XIII dedicata a "Santa Maria la Blanca" .... per fortuna aperta e visitabile, unica nota piacevole di questo lungo e monotono tragitto. Arriviamo a destinazione alle 14.30 e prendiamo alloggio in un Hostal privato.
Oriano Scrive:
Mi sembra di essere dentro la storia di un libro. Per mesi durante l'inverno, mi sono documentato in internet, sul cammino; ho cercato e raccolto informazioni, ho tradotto testi dallo spagnolo all'italiano, mi sono creato e stampato la guida, ho percorso decine di volte sulla carta il cammino ed ora, lo vedo compiersi sotto i miei piedi, passo dopo passo. I luoghi e i paesaggi che tanto avevo visto ed immaginato, ora sono qui, davanti ai miei occhi e non nascondo che quando sono difronte, un "groppo" mi prende alla gola e gli occhi mi si innumidiscono. Sto vivendo un sogno che giorno per giorno diventa realta'. Cosi' anche quando ho visto "l'Arroyo San Bol" (vedi foto)uno dei tanti luoghi simbolo del cammino. Avvolto nel suo alone di mistero, carico di secoli di storia dei pellegrini e divenuto nei secoli passati anche ricovero per i lebbrosi. Un'oasi di verde che appare nel fondo di un catino nel mezzo della Mesetas Castigliana. Unico punto di ricovero tra un villaggio e l'altro distanti tra loro 11Km. Una sorgente d'acqua fresca e buona e l'ombra offerta da una macchia di pioppi, danno ristoro e refriggerio. Non potevo non fermarmi. Ma la magia del cammino non finisce mai e cosi' mentre stavo con il mio piede "malandato" in ammollo nelle fresche acque della sorgente dell'Arroyo, rivedo Raffaele, il "pranoterapeuta" che mi aveva dato sollievo alcuni giorni fa, quando la mia tendinite era al culmine. Un abbraccio spontaneo e sincero nasce da entrambi e tra una chiacchiera e l'altra, scopro che e' Svizzero, ma parla italiano perche' suo padre e' Bellunese (da Trichiana) di cognome Tibolet. Quanto e' piccolo il mondo e quanto e' grande il cammino.

17^ tappa: Castrojeritz - Boadilla del Camino km 19


10/06/2006
Usciti alla solita ora al mattino, questa volta pero' con un buona colazione. Non c'e' stato tempo ieri sera di visitare la citta' in quanto pioveva a dirotto. Riusciamo comunque a vedere quanto ha da offrire, attraversandola in uscita dal cammino. La citta' si presenta con il rudere di un castello che la sovvrasta ed e' costruita sulle pendici del colle, stranamente in zona d'ombra. Si sale subito di quota per arrivare sull'altipiano di Mosterales. Il paesaggio e' gia' piu' brullo, tendente al giallo ocra in quanto il grano e le lenticchie sono maturi o gia' raccolti. Lungo strada si vedono conigli selvatici ed affioramenti di gesso in cristalli. Dopo 8km si arriva alla chiesa di San Nicola ricostruita sui ruderi di una chiesa templare del XIII secolo (vedi foto). Molto bella e suggestiva la chiesa che funge, anche se consacrata, da cucina e dormitorio. E' gestita da Italiani della confraternita di San Giacomo di Perugia. Traspare una forte ospitalita'. Lasciata poco dopo la provincia di Burgos entriamo attraverso il ponte sul Pisuerga in Palencia. Dopo un tratto di paesaggio monotono di 8km si entra a Boadilla del Camino ospiti di un bel rifugio con piscina e giardino. La citta' offre una bella chiesa con annesso "Rollo de Justizia" il piu' bello fino ad ora visto; serviva per esporre alla "gogna" il malandrino di turno.

Il Gazzettino 11 Giugno 2006: "Un infortunio rallenta il cammino verso Santiago De Compostela. Molti messaggi nel Blog"



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venerdì, giugno 09, 2006

16^ tappa: Hornillos del Camino-Castrojeritz - Km 19,5


09/06/2006
ore 7.10 siamo gia' in marcia, di nuovo insieme e via subito nella Mesetas. Il paesaggio e' splendido e il cammino si snoda sempre in quota, tra i campi di grano. Una leggera salita ci porta fino al bordo di un "catino" sul fondo del quale, appare come un miraggio "l'Arroyo San Bol" (vedi foto). Una piccola oasi che raggiungiamo dopo 6 km dalla partenza. Il San Bol e' un piccol rifugio nato dai resti di un antico lebbrosario dei secoli passati. Una sorgente di acqua fresca e buona riempie una vasca ed e' di ristoro per i piedi doloranti di tanti pellegrini. Continuando il cammino e dopo qualche Km si apre sotto di noi la valle di Hontanas caratteristico "pueblo" che deve gran parte della sua sopravivvenza al flusso continuo di pellegrini. Arriviamo verso le 14.30 sotto gli enormi archi dell'antico monastero di San Anton, conosciuto nel medioevo per la cura della malattia del "fuoco di Sant'Antonio" e quindi a Castrorjeriz e qui troviamo alloggio presso un ostello gestito da una comunita' di evangelisti Olandesi.

15^ tappa: Burgos - Hornillos del Camino km 20


08/06/2006
CON QUESTA TAPPA, sono 301,5 i km percorsi !!!!
Abbiamo lasciato Burgos alle 7.00 e sttraversato la citta' che ancora stava dormendo. Passiamo ancora una volta sotto la splendida cattedrale e la foto non puo' mancare. La tappa e' piuttosto noiosa fino a Rabe' della Calzadas, dopodiche' si comincia ad entrare nella Mesetas Castigliana che invece si fa molto affascinante. Silenzio assoluto, solo il verde dei campi di grano, l'azzurro del cielo e la strada in terra battuta, ora bianca ora rossa, nel mezzo che si snoda come un lungo serpente.Molto rari gli alberi. Troviamo un po' di compfort all'oasi della fonte del "Praotorre" dove sostiamo una mezz'ora e mangiamo un boccone. Proseguiamo immersi sempre piu' nella Mesetas quando finalmente appare nel fondo di un'avvallamento, Hornillos del Camino (vedi foto); la nostra meta odierna. Qui l'albergo e' completo, ma veniamo allogiati lo stesso presso un edificio adiacente e dormiamo su materrassi per terra.
Toni scrive:
Cerchero' di trasmetervi sulle Mesetas. E' difficile poterlo fare in quanto la realta' di quanto si vede e' piu' vasta dell'immaginazione. Inizialmente sembra un panorama gia' visto nei precedenti giorni, invece, man mano che in leggera salita si arriva in alto, gli spazzi sembrano dilatati. La tavolozza di colori circonda a 360 gradi la nostra vista. Qua' e la' su un pianoro di molti km quadrati, dolcemente pianeggiante, ma mai piatto, si ergono in mezzo a campi di grano, colline, dove l'erosione mette in evidenza strati di un bianco cenere che degradano verso il rosso mattone del basamento e lo stesso si immerge nel verde grigio del grano non ancora maturo. In altre parte dell'orrizzonte si ergono collinette di bianchi sassi che in anni di coltivazione i contadini hanno ammucchiato. Su questi sono cresciuti i papaveri che creano a loro volta dei giardini rocciosi in mezzo al grano. Non ci sono alberi per ripararsi dal sole e la densita' degli stessi si puo' stimare in un albero ogni 3 km quadrati.

14^ tappa: Atapuerca - Burgos km 20,7


07/06/2006
Atapuerca non offre molto e anche il sito archeologico e' chiuso. Siamo di nuovo insieme. Partiamo alle 7.00 e pian piano saliamo dai 1050 mt slm di Atapuerca fino alla sommita' del colle che scende verso Burgos. La mattina e' fresca e umida e la citta' di Burgos ci appare lontana avvolta in una coltre di aria pesante e grigia. Si sentono i rumori della zona industriale e del traffico. L'ambiente in cui scorre il cammino, pur attraversando campi di grano, non e' piu' quello dei giorni passati; meno dolce, meno colorato. Entriamo a Burgos attraversando tutta la zona industriale e commerciale e dopo piu' di un'ora arriviamo in centro. Allogiamo in una modesta pensioncina che troviamo in "calle San Juan" nel cuore del centro storico, proprio lungo il cammino. Visitiamo la citta'; molto belle le "calle" con le facciate a balaustra e naturalmente splendida la cattedrale con le sue guglie di pietra finalmente bianca e pulita dallo sporco dello smog e del tempo. D'obbligo ci siamo fatto fare la foto sulla panchina del "pellegrino" davanti alla cattedrale.

mercoledì, giugno 07, 2006

13^ Villafranca de Montes de Oca - Atapuerca - Km 18


06/06/2006
Oggi per la prima volta ci siamo divisi. Io (Oriano) per dare un po' di "descanso" (riposo)al piede con la tendinite, ho fatto un tratto in pulmann. Toni invece da bravo pellegrino ha proseguito a piedi e descrive la tappa.
Scrive Toni:
Sono le 7.00 e sono gia' in viaggio con un strappo notevole che si fa sentire subito partendo subito dietro la chiesa. L'aria e' frizantina e mi sento fisicamente molto bene. Mi dispiace non aver la compagnia di Oriano, ma sto apprezzando l'esperienza di essere da solo. Attraverso in solitaria 12Km di bosco molto fitto di pini, cirmoli e querce, sembra di essere in Toscana, ci sono anche tracce del passaggio di cinghiali. La linea tagliafuoco che corre sul crinale e spartiacque della montagna e' la strada da seguire. Sono sull'Alto della Pedraja a quota 1150m.slm che e' la porta d'ingresso all'altipiano di Burgos. Il silenzio alle volte e' totale, interrotto di tanto in tanto dal canto di qualche uccello o dallo stormire delle foglie. La solitudine no fa paura anzi imprime un ritmo particolare. Ho attraversato la citta' di San Juan de Ortega con la sua bella chiesa in fase di restauro. Ad Ages come sono entrato in paese intravedo la sagoma famigliare di Oriano che dondolando si inoltra verso il paese. Di nuovo insieme abbiamo abbiamo fatto gli ultimi Km fino ad Atapuerca (vedi foto)e preso alloggio in un nuovo ostello gestito da una giovane Hospitalera di nome Rugiada, nome che ben si addice alla figura. Mentre scrivo e' in corso sotto un sole caldo (32 gradi) una nevicata di fiori di pioppo. Atapuerca e' un famoso e noto centro per i ritrovamenti di un un villaggio e resti della presenza dell'uomo del pleistocene (vedi di trasmissioni di Quark).
Scrive Oriano:
Sono uscito dall'ostello per ultimo (che strana sensazione) e alle 9.45 prendo l'autobus x Santovenia per proseguire poi a piedi fino ad Atapuerca con Toni. Chiedo all'autista di segnalarmi quando devo scendere avevo paura di sbagliare fermata. Con mia sorpresa quando l'autista chiama la fermata, vedo che metà passegeri scendono. Erano pellegrini che facevano il cammino in questo modo. Alla fermata ad aspettarli c'era un pulmino dove hanno caricato i loro zaini e quindi hanno proseguito leggeri come piume verso San Juan de Ortega. Mah! ... sarà anche questo cammino??
Ieri sera prima di andare a dormire Raffaele (un pellegrino incontrato in questo ostello) si offre per una seduta di prano terapia per risolvere i miei problemi di tendinite. Funzionera'??? Anche questo fa parte dell'esperienze del cammino.

lunedì, giugno 05, 2006

12^tappa: Belorado – Villafranca Montes de Oca – Km 12


Oggi abbiamo fatto poca strada, purtroppo. Qualche acciacco ci costringe a rallentare la marcia. Partiti da Belorado alle 7.30, siamo saliti fino a Villafranca Montes de Oca ai piedi dello strappo finale all’alto della Pedraja che porta a quota 1150 per poi immetterci nell’altopiano di Burgos.
Il paesaggio non è più lo stesso dei giorni passati: più monotono e meno variopinto. Anche i paesini attraversati sono meno interessanti.
A Villafranca Montes de Oca abbiamo preso alloggio all’albergo Jacobeo, un ambiente discreto e ospitale.
Ci ha raggiunti Maria Cristina che avevamo incontrato all’uscita di Logrono qualche giorno fa.
Oriano scrive:
Mi fa male il piede destro: tendinite sul collo del piede. La gamba fino a metà tibia è gonfia come una zampogna. Ho avuto modo di palare con un medico che mi ha consigliato “hielo” (ghiaccio), “descanso” (riposo), crema antinfiammatoria e andare piano piano.
Ho deciso che domani precedo Toni con un mezzo pubblico così spero di recuperare e riposare. Mi dispiace perché tradisco la “causa”, ma dal momento che a Santiago voglio arrivare con le mie gambe, e i km da percorrere sono ancora tanti, va bene così… vorrà dire che farò l’ultimo km in ginocchio.
Mi consolo con il fatto che almeno per ora non ho avuto vesciche ai piedi.